Il quadrato magico e la Casa del Calendario nell'Antica Cina

Di Umberto Capotummino

L’edifico sacro dei cinesi, il Ming Tang, la Casa del Calendario, è costituito da una base quadrata che rappresenta la terra, base divisa in 9 stanze quadrate che riproducono il quadrato magico con il numero 5 al centro:
4 9 2
3 5 7
8 1 6
Su questa base che rappresenta la Terra è innalzata una copertura circolare, ad immagine del Cielo. Il Capo della Casa del Calendario assicurava la giusta ripartizione delle stanze del piano quadrato della Casa in modo che i numeri che lo determinano fossero correlati all’ordinamento dell’anno. Infatti se consideriamo le coppie 1 - 6, 2 - 7, 3 - 8, 4 - 9 si evince una croce orientata nel tempo e nello spazio correlata ai punti cardinali.


I numeri, cosiddetti forti, delle coppie sopra considerate 1-6, 2-7, 3-8, 4-9, e cioè 6,7,8,9 sommati danno 30 evidenziando un rapporto con la divisione dell'anno rituale (12 x 30= 360). I numeri, cosiddetti deboli, delle suddette coppie cioè 1,2,3,4 sommati danno 10. In questa formulazione si distribuisce l'unità 10 che si evolve in relazione al numero 30 nell'anno rituale; 1+2+3+4 = 10 questa è anche la formulazione della tetraktis di Pitagora.

Inoltre la somma lungo gli assi cartesiani e diagonali del quadrato dà il numero 15. Ogni rotazione del cerchio di 360° diviso 15 dà come risultato 24 che gli antichi cinesi attribuivano alle ventiquattro fasi dell’anno solare chiamate chieh-ch’i. Il ciclo delle 24 fasi del calendario rituale si divide in 8 chieh e 16 ch’i. L’anno cinese è poi suddiviso in 72 hou ovvero 3 per ogni chieh-ch’i. Infatti 24 x 3 = 72. Notiamo quindi che 72 x 3 = 216, mentre 72 x 2 = 144, dandosi il numero 3 associato al Cielo, il numero 2 associato alla Terra, così si potrà comprendere come un ciclo di hou lungo circa 5 giorni determini un numero rituale di 72 x 5 = 360 giorni nella composizione dei calendari astrologici. Ritroviamo questa suddivisione nel testo del Grande Trattato, cap.IX, par.4, relativo alla composizione degli esagrammi dell’I Ching : "I numeri che danno il Creativo sono 216; quelli che danno il Ricettivo sono 144, assieme 360; essi corrispondono ai giorni dell’anno rituale." Il Creativo, esagramma composto da sei linee yang, intere è anche detto il Cielo, il Padre; il Ricettivo, esagramma composto da sei linee yin, spezzate, è anche detto la Terra , la Madre.-


L' I Ching (I King) e la numerologia della rete del cielo

Capitolo 9 del libro -L'occhio della Fenice-
di Capotummino Umberto

Con l'immagine di una rete, ad un tempo volta celeste e matrice simbolica della realtà, che ci giunge da Lao-Tzu, antico maestro taoista, introduciamo la creazione di un modello autobilanciato e complementare in cui si rivelano le dinamiche degli archetipi numerici di tempo e spazio:

La rete del cielo è grande; sebbene le sue maglie siano allentate, nulla sfugge ad essa[1].

La magica inerenza di tempo e spazio, identificata con il centro e la manifestazione del Tao, trova nel testo dell'I King la sua espressione in un mandala d'unione dato dalla Sequenza Primaria, che identifica i rapporti di tempo, e dalla Sequenza Secondaria, che identifica i rapporti di spazio.

Il mandala d'unione che consideriamo rappresenta sia il mondo primigenio degli archetipi sia le loro trasformazioni, animate all'interno del mandala da un movimento di traslazione coerente degli elementi, descritti da assi cartesiani e trigrammi numerati.

Rientriamo così nell'enunciato del principio di relatività secondo Einstein:

Le leggi naturali non cambiano forma, quando si passa dal sistema iniziale di coordinate (riconosciuto corretto) a un nuovo sistema concepito come animato da un movimento di traslazione uniforme in rapporto a se stesso[2].

Useremo un etimo greco per indagare il rapporto intercorrente tra Sequenza Primaria e Sequenza Secondaria. Tale termine è upóstasiz «ipostasi». Il suo significato etimologico vale: upó«sotto», unito a isthmi«porre», quindi: «il porre sotto». L'etimo ben descrive la Sequenza Primaria sottesa alla Sequenza Secondaria mentre quest'ultima ruota intorno all'axis mundi.

Nella figura sottostante si visualizza il Mandala Unitario dell’I King nei trigrammi costituenti la Sequenza Primaria ( anello esterno) e la Sequenza Secondaria (anello interno)


Se adesso riportiamo i valori numerici dei trigrammi della Sequenza Primaria e della Sequenza Secondaria in due quadrati cabalistici e poi li sovrapponiamo, otterremo un quadrato di sintesi i cui valori sono dati dalla somma dei trigrammi dei due quadrati sovrapposti presi a coppia:

2 + 4 =6; 1+ 9=10; 5 + 2=7; 3 +3 =6; 0+ 5 = 5; 6 + 7=13; 4 + 8 = 12; 8 + 1 = 9; 7 + 6 = 13.

Nel Mandala Unitario tempo e spazio si manifestano insieme, dal quadrato di sintesi nasce un cerchio magico che rivela la dinamica del numero 24 di cui tra breve diremo.



Il quadrato inscritto nel cerchio magico consta di nove camere, all'interno delle quali le due sequenze di trigrammi – i medesimi otto – benché con numerazioni differenti per le due Sequenze Primaria e Secondaria, hanno posto in essere nuovi valori numerici che si identificano quali potenze virtuali, attribuendo al numero 5 la funzione di perno. La somma di tutti i valori numerici all'interno del quadrato vale:

6 + 10 + 7 + 6 + 5 + 13 + 12 + 9 + 13 = 81

Il valore numerico 81 è altrimenti espresso da:

3 * 3 * 3 * 3 = 81

Per la filosofia Taoista datata tra il VI e il III secolo a. C. tale valore è un numero sacro.

Il Tao Te King, considerato il testo donato ai posteri dal leggendario Lao Tzu, fondatore della religione e della scuola filosofica taoista, consta di 81 capitoli.

Tao significa la Via, intesa come corso regolatore della totalità e quindi Via intesa anche come meta.

Te significa virtù, e piuttosto potenza magica.

King significa il Libro.



Quindi il titolo va reso come Libro della Via e della Potenza Magica. Il testo indica già nel numero dei capitoli: 81, una chiave numerica esoterica del taoismo. La parola cinese Tao equivale a Via anche nel senso traslato di cammino o direzione non posizionale, nei riguardi di un soggetto che attraversi il destino. Nell'immagine taoista la Via non sceglie da se stessa nessuna direzione, ma, quale modulo di forze non posizionali, si lascia attraversare e regola ogni movimento della totalità.

Tale segreto è espresso nel quadrato di sintesi ora considerato. Difatti nel quadrato i valori numerici dei trigrammi della Sequenza Primaria e della Sequenza Secondaria convergono in un valore unitario che ne esprime la totalità espressa dal numero 81.

Nella tradizione esoterica del Tibet, secondo la dottrina del Bardo Thodol, descritta nel «Libro della Grande Rivelazione nell'Udire il Bardo», detto anche Libro dei Morti Tibetano, perché rinvenuto unitamente ai sarcofagi dei Lama, ritroviamo la stessa rivelazione di forze: l'anima che accede agli stadi del divenire può percepire le manifestazioni di uno spazio-tempo permeabile con la propria essenza; ecco che l'anima si libera e come prima esperienza percepisce una sfera centrale:

Un cerchio che pervade ogni cosa, nel quale apparirà Vairocana. Il suo corpo è bianco, siede su un trono sorretto da leoni, regge una ruota a otto raggi e abbraccia la sua compagna, la regina dello spazio-vajra. [3]

Anche in questa tradizione, dunque, si configura un insieme spazio-temporale in trasformazione, nato dalla fusione di un mandala autobilanciato in cui, oltrepassate le porte del cielo rappresentate dai leoni, Vairocana regna in trono. Egli è la manifestazione del tempo; la sua compagna è la manifestazione dello spazio; gli otto raggi, che scaturiscono dal centro del mandala, sono paragonabili a dei vettori di trasformazione, ossia al destino non posizionale dell'anima che muta stato. La trasformazione della coppia mistica è altrimenti espressa, anche nella Bhagavad-Gita, con l'immagine di un carro su cui stanno Krsna e Arjuna [4]. Il carro veicola le loro diverse manifestazioni. Krsna, immanente, conduce il carro senza combattere, mentre Arjuna, l'arciere divino, combatte. Sullo stesso carro Krsna si manifesta, sia nell'aspetto abbagliante del Signore Supremo, sia nell'aspetto di uno dei suoi occhi unito alla luna [5] , sia nell'aspetto del tempo, identificato tra le bestie nel leone [6]. Il carro è stato donato da Agni, dio del fuoco, ad Arjuna; tramite l'attività di Agni, si permette ai due amici di attraversare i tre mondi della manifestazione: il superiore mondo degli astri, il mediano mondo terrestre, l'inferiore mondo materiale.

Nel Mandala Unitario dell'I King al centro del quadrato di sintesi da noi presentato, dimora lo Spirito Totale dell'esistenza universale, identificato con la luce. Per mezzo della sua emanazione tutte le manifestazioni saranno il riflesso della trasformazione della unità fondamentale, data dalle otto direzioni che nascono dal centro medesimo.

Questo è identificabile con il Trono che governa tutti i mondi, raffigurato dal quadrato inscritto nel cerchio, all'interno del quale lo spirito si manifesta. Nell'esoterismo arabo tale Trono è chiamato er-Rûh ed è il Luogo della Presenza divina coincidente con la circonferenza prima, sostenuta da otto angeli, quattro ai punti cardinali, gli altri quattro ai punti intermedi, intesi come agenti di trasformazione [7].

Nel quadrato di sintesi taoista, gli agenti di trasformazione sono rappresentati dai raggi del cerchio, in cui è inscritto il quadrato stesso.

Attraverso essi si manifesta la virtù del Tao, in uno specchio di potenza espresso dal cerchio magico.

La somma delle singole potenze numeriche del modulo in esame, lungo gli 8 raggi del cerchio in cui è inscritto il quadrato, dà come risultato sempre il valore 24.

A questo numero si riferiscono le mansioni magico-amministrative, corrispondenti, nel codice simbolico degli antichi taoisti, a una divisione in 24 potenze designate territorialmente con 24 capi, cui venivano assegnati nomi d'uccelli. Per prima la divina Fenice presiedeva il calendario [8].

In questa simbologia la Fenice è chiamata dai cinesi Fenghuang. Il suo nome implica l'unione del maschio feng con la femmina huang e haun piumaggio a 5 colori. Non a caso il numero che sta al centro della Sequenza Secondaria, preposta alle trasformazioni, è proprio il 5.

L'apparizione della Fenice sugli alberi magici è pertinente ai simboli della rinascita.

L'unità fondamentale del tempo viene rappresentata da un albero fisso: Kien-mu. Esso, posto al centro del mondo, non proietta alcuna ombra, benché abbia nove rami e nove radici. Quest'albero è considerato comeun'ipostasi sottesa al divenire del moto stagionale, espresso invece dall'albero Wutong o dai fiori delle diverse stagioni sui quali si posa la Fenice (fig. 12/a, b). Essa esprime la manifestazione dell'energia visibile, associata al decorrere delle fioriture stagionali e alle fasi lunari. I cinesi mangiano ancora oggi alla festa dell'equinozio d'autunno dei dolci a forma di luna nella cui composizione entrano i semi del fiore bianco dell'albero Wutong. La Fenice è raffigurata, nella sequenza stagionale, unita alla peonia per la primavera, al loto per l'estate, al crisantemo per l'autunno, al prugno per l'inverno [9].

Nel quadrato di sintesi da noi considerato è velato il riferimento al suddetto calendario magico-astrologico che governa le amplificazionigenerate dal numero 24. Infatti il numero 24 moltiplicato per gli 8 raggi del cerchio, darà come risultato ulteriore il numero 192.

Questo numero è un valore chiave che ci aiuterà a scoprire la distribuzione dell'unità in in tutta la successione degli esagrammi dell'I King, espressione di un circuito astrologico.

Nel testo divinatorio dell'I King, tradotto da Richard Wilhelm, viene rivelato un altro numero segreto del sistema taoista: 11.520. Esso è riferito al conteggio del numero degli steli di achillea usati nell'antico rituale della consultazione dell'oracolo, e corrispondenti al numero delle diecimila manifestazioni ovvero delle «diecimila cose» [10] [11].

Il numero 11.520 si rapporta al numero 60 che indica le divisioni sessagenarie del tempo in relazione alla rotazione dello zodiaco sul Polo di 360°. Il ciclo si chiude ogni 60 anni.

Presentiamo le equazioni:

11520: 192 = 60 : x

11520: 384 = 60 : x

Risolvendo:

I risultati ottenuti x = 1 e x = 2 indicano l'unità che si distribuisce at­traverso il ciclo sessagenario producendo una manifestazione binaria. Ne nasce il rapporto tra il numero 11.520 e il numero «delle righe di ogni specie» dell'I King che sono 384. Le righe maschili, ovvero di specie yang,sono 192; le righe femminili, ovvero di specie yin, sono 192; da ciò deriva il rapporto del numero 11.520 con il numero 384, che indica la somma delle 192 righe yang e delle 192 righe yin dell'I King, mentre circolano in seno all'anno rituale.

Nell'interrogazione dell'oracolo, l'unità, indicata dall'equazione x = 1, si attiva quale capofila delle amplificazioni della stessa unità con coefficiente 10.

10 * 1 = 10

10 * 10 = 100

10 * 100 = 1.000

10 * 1.000 = 10.000

Tale valore indica le «diecimila cose» che nel linguaggio formale dell'I King adombra il molteplice divenire della casualità nella numerologia combinatoria degli steli divinatori, a partire da una unità posta quale fondamento, che ruota e si distribuisce nei sessantaquattro esagrammi, i cui mutamenti per ogni linea si basano sul ciclo sessagenario; mentre intorno all'axis mundi è in atto il contemporaneo movimento retrogrado generato dal Mandala Unitario dell'I King, nell'ipostasi della Sequenza Primaria su cui ruota la Sequenza Secondaria, in un connubio di forze, i cui segreti esploreremo nel prossimo capitolo.




[1] J.J.L. DUYVENDACK, Tao Te King, traduzione di A.Devoto; cap. LXXIII, Adelphi, Milano

[2] A. EINSTEIN, Principio di relatività, Come io vedo il mondo, traduzione di: R. Valori; cap. II, p. 38, Newton Compton Editore, Roma 1975-1988

[3] C. TRUNGPA – F. FREMANTLE, Libro Tibetano dei Morti, traduzione di: M. Maglietti; p. 53, Astrolabio – Ubaldini, Roma 1977

[4] A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA, Bhagavad-Gita 1,14, The Bhaktivedanta Book Trust Italia, 1990

[5] A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA, Bhagavad-Gita 10,23, op. cit.

[6] A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA, Bhagavad-Gita 10,30, op. cit.

[7] R. GUENON, Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo, cap. V,VI, Adelphi, Milano 1993

[8] M. GRANET, Il pensiero cinese, p. 116, in nota op. cit.

[9] L. CATERINI, Fenice, in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, Il Supplemento (a cura di G. Pugliese Carratelli) p. 626, Roma 1994

[10] «Il numero degli steli delle due parti assomma a 11.520, ciò che corrisponde al numero delle 10.000 cose». Commenta Wilhelm: «In tutto il libro dei mutamenti vi sono 192 righe di ogni specie (in totale 64 * 6 = 384 righe, di queste metà yang, metà yin). Di queste 192 righe ogni riga yang che si muove dà [..] un resto di steli di 36, in tutto dunque 192 * 36 = 6.912. Le righe yin muovendosi danno un resto di steli di 24, dunque 192 * 24 = 4.608. In totale dunque 6.912 + 4.608 =11.520» .

[11] R. WILHELM (a cura di) I Kingm Il Grande Trattato, cap. IX, par. 5, p. 578, op. cit.

Fonte Web: http://www.esonet.org/Application/vis_articoli.aspx?nmart=2264&nmcap=0&sett=43&titolo=L
Fonte letteraria : "L'occhio della Fenice"
Autore : Capotummino, Umberto
Editore : Sekhem